New York, Londra, Singapore e molte altre, nel mondo ormai le smart city sono una realtà.

Termine spesso vago o improprio, con Smart City si intende una metropoli in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficaci grazie all’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e imprese. Come si potrà immaginare, i vantaggi di una tale struttura gestionale sono molti, soprattutto perché restare al passo con le innovazioni tecnologiche permette ai centri urbani di gestire le proprie risorse in modo più mirato, sostenibile e attento alla qualità di vita dei cittadini.

Anche In Italia finalmente si parla di smart city e molte municipalità si stanno adoperando per gestire la propria città in modo “intelligente” e digitale.

VENEZIA HI-TECH

Un esempio di smart city italiana è Venezia, dove la Smart Control Room è un sistema di monitoraggio che permette al Comune, polizia e società pubbliche di effettuare rilevazioni di vario genere.

Grazie a centinaia di telecamere e sensori, la città è stata mappata permettendo una gestione più mirata tramite il rilievo di flussi, fenomeni e comportamenti.

L’obbiettivo prefissato della Smart Control Room è quello di aumentare l’efficienza dei servizi offerti, sicurezza e benessere di residenti e turisti.

Circa 600 telecamere tramettono in diretta le immagini a 25 fotogrammi al secondo, mentre altre mostrano rappresentazioni grafiche sul traffico navale e veicolare, pubblico e privato, sui mezzi pubblici, flussi pedonali, qualità dell’area, affollamento dei ponti, dei parcheggi, situazioni delle maree, percorribilità dei canali e funzionamento del MOSE.

I trasporti sono mappati tramite sensori e telecamere e forniscono indicazioni su traffico, senso di marcia e velocità.

Lo spostamento delle persone invece è gestito tramite i dati forniti dalle celle telefoniche a cui si agganciano i telefoni cellulari permettendo di sapere quante persone sono o sono state nella città, da che luogo provenivano e rilevare la presenza notturna; il tutto in forma anonima.

A gestire la Smart Control Room 8 dipendenti provenienti da settori diversi (polizia locale, addetti stampa del Comune, funzionari di Veritas che si occupa di igiene urbana e di ACTV, che si occupa di trasporti) ognuno a controllo di 3 schermi ciascuno, tutti i giorni dell’anno dalle sette alle diciannove.

I LIMITI DELLE PICOCELLE

Sicuramente, la Smart Control Room è un progetto innovativo, seppur è bene sottolineare che il sistema delle picocelle presenta dei limiti nel fornire dati.

Nel caso della città di Venezia, le picocelle usate per i rilievi sono quelle di TIM che ricava i dati sfruttando i segnali GSM. Questo significa che i segnali provenienti da coloro che hanno una Sim di un altro operatore (Wind, Vodafone, ecc.) non vengono direttamente calcolati ma presi in considerazioni facendo una stima su base percentuale.

Questo ha degli svantaggi in termini di precisione e qualità dei dati. Noi con i sensori G-MOVE, ad esempio, forniamo dati tracciando in maniera anonima gli smartphone delle persone, e non mappando i telefoni che si agganciano alle celle telefoniche, permettendo di fornire informazioni su percorsi, densità, tempo di permanenza degli utenti negli spazi, analizzando i dati di tutti gli smartphone, a prescindere dagli operatori telefonici ,con una precisione fino al 95%.  

VERSO UN’ITALIA SMART

Nel maggio 2022, l’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano, ha evidenziato che il 50% dei comuni italiani sopra i 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto smart city ,anche se soltanto un terzo di tali municipalità si dichiara realmente interessato a varare investimenti entro i prossimi due anni.

Firenze, ad esempio, è tra le città che si stanno muovendo in tale direzione.

Già approvato in giunta nel 2021, il progetto definitivo è quello di una centrale operativa con video-wall, videoterminali e operatori a gestire una complessa rete di sensori che misureranno la mobilità con dati su veicoli, semafori, mezzi, parcheggi e illuminazione oltre a gestire la sicurezza urbana e i flussi di persone.

Secondo le statistiche, il percorso verso le smart city è sempre più basico e necessario, ed emerge la necessità di un lavoro importante sui dati, per regolare tali progetti. L’osservatorio afferma che molti dei comuni ancora non ha adeguati sistemi di raccolta dati, pur riconoscendone l’importanza.

In un mondo interconnesso infatti, sfruttare tali tecnologie non sarà solo indispensabile ma anche utilissimo per analisi predittive, simulazioni, interventi mirati, permettendo di unificare e avere in modo unico e integrato tanti dati che prima risultavano non interoperanti.

Ovviamente, c’è anche chi ha perplessità e in molti criticano tali sistemi definendoli centrali di controllo simili al futuro distopico del grande fratello di Orwell.

In realtà però, i dati raccolti sono tutti aggregati e anonimi, di conseguenza non solo legali ma finalizzati unicamente allo studio dei fenomeni e monitoraggio del territorio.

Dopotutto, l’obbiettivo finale di una smart city è quello di permettere al cittadino, e al turista, di migliorare la sua vita in quella città. Un luogo smart premette di offrire una serie di benefici concreti come l’aumento dei livelli di salute di chi vi risiede, una riduzione dell’inquinamento, maggiori possibilità di lavoro e anche un ritorno in termini di guadagno finanziario.