Come riportato da tutti i media, il Parlamento Europeo, con sede a Strasburgo, ha approvato, in data 14 giugno 2023, la proposta di legge chiamata AI Act, con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astenuti.

Considerando che i singoli membri dell'Unione dovranno negoziare e discutere i dettagli dell’AI Act con il Consiglio e la Commissione dell’UE, sembra ragionevole ritenere che fino al 2025 il progetto di legge non entrerà in vigore.


Di fatto, con l’AI Act, l’UE mira a regolamentare il Far West delle AI generative e del riconoscimento biometrico. Nello specifico è proprio su quest’ultimo, che l’AI Act andrà ad impattare, vietando, fra gli altri, sistemi di riconoscimento biometrici remoti, sistemi basati su caratterizzazione che possono portare a discriminazioni (per appartenenza etnica, religiosa, politica, di genere, di cittadinanza, etc.), sistemi di polizia predittiva, sistemi di riconoscimento delle emozioni tramite analisi di facial recognition.

L’Unione Europea (EU) è notoriamente indietro nel campo della ricerca e dello sviluppo (R&D) di soluzioni algoritmiche nel campo del Machine Learning e nel Deep Learning e, più in generale, dell’Artificial Intelligence (AI). Lo è, infatti, soprattutto, nei confronti delle due “superpotenze al silicio”, USA e Cina, che detengono la supremazia nel campo dell’AI.


Nonostante ciò, l'UE è il primo player geopolitico e legislativo a essere sul punto di dotarsi di una normativa che regoli il mondo dell’AI (sino ad ora, in una certa maniera, selvaggio e di frontiera), nel rispetto dei diritti e dei valori dell’UE medesima.


Parallelamente, in Italia, in data 22 giugno 2023, la Camera ha approvato il decreto legge 51, che proroga al 31 dicembre 2025 il divieto di l’installazione di sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici, sulla base di un emendamento proposto dagli esponenti dem Filiberto Zaratti, Marianna Madia e Lia Quartapelle. Successivamente, il 28 giugno 2023, anche il Senato ha approvato il decreto-legge suddetto, allineando l’Italia sui valori e sugli standard europei e dell’AI Act.


L’approvazione del decreto legge 51 del 2023, l’AI Act e la futura conversione in legge a livello europeo avranno impatto e importanza senza pari non solo nella regolamentazione dell’AI generativa (ad esempio, su ChatGPT e su altri chatbot in fase di sviluppo) ma, anche, nel settore emergente dell'uso degli algoritmi di AI nel riconoscimento biometrico.


In Europa, l’AI Act sarà un vero game changer per chi si occupa di crowd management, almeno, per i player operanti sul suolo del Vecchio Continente. Ciò aprirà la strada, schiudendo vaste opportunità a attori che operano nella gestione di flussi di persone attraverso l’offerta di soluzioni non basate sulla biometria ma su differenti metodologie e tecnologie.


G-move, startup innovativa, ha sempre avuto a cuore la privacy del dato dei suoi utenti, attenendosi ai più elevati standard di sicurezza e di tutela europei. Come è noto, Gmove opera, tramite un sensore innovativo (della cui tecnologia implementata è proprietaria), un tracking del segnale WiFi, per monitorare il people flow management secondo la normativa del GDPR.

Ora che G-move ha deciso di trasformarsi da “mero” tracker passivo a piattaforma che implementa lo spazio fisico con il digitale, rendendolo vivo attraverso l’implementazione di funzionalità di marketing, informazione e gestione geolocalizzata, non manca di attenersi a tali standard. Se il tracciamento si è evoluto in profilazione e monitoraggio dei bisogni di gruppi di persone, anticipandone intenzioni e necessità, questo è avvenuto sempre nel rispetto della privacy dell’utente.


L’Ai Act non sarà un freno all’attività di G-move e/o di qualunque altro player europeo che si attenga strettamente agli standard e alle normative; bensì sarà un booster che accelererà la qualità dei servizi da questi offerti.